Omelia del parroco don Francesco Ciabattoni all’apertura della festa del giubileo parrocchiale durante la Solenne Celebrazione Eucaristica del 31 agosto 2019

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Il senso della festa giubilare

A termine di due anni di preparazione, iniziata ad ottobre 2017, e dopo due mesi di chiusura della chiesa per lavori di restauro, oggi riapriamo solennemente questo edificio sacro completamente rinnovato.

Un lungo lavoro che ha richiesto un enorme sacrificio di idee, tempo e denaro.

Il senso di questa settimana deve svilupparsi in una elevata preghiera di ringraziamento e di lode a Dio che ha permesso tutto ciò. Lui ci ha guidati fino a qui tramite lo Spirito Santo. Tutto ciò è opera sua affinché i suoi figli prediletti, nella bellezza di un tempio santo, potessero contemplare le sue meraviglie e pregare con cuore lieto. 

Cristo nostro Signore è il nostro Capo che ha reso tutti noi suo corpo santo e benedetto. E’ lui che ci riunisce nel suo nome e la nostra azione di grazie è risposta fedele alla Sua chiamata.

Si apra per noi una settimana di lode e di preghiera. Grazie Signore. Grazie!

Grazie perché ci hai chiamati a vivere questo giubileo parrocchiale. Non lo meritiamo ma tu ci hai eletti a questo sevizio per diventare testimoni di amore e di fraternità.

Non siamo chiamati in questo iniziatica ad essere la parrocchia migliore, a fare i bravi, i più buoni ma a sentirci amati! Siamo amati da Dio! Siamo amati dalla Chiesa.

Allora si apra anche una settimana di misericordia e riconciliazione. 

Un giubileo porta con se armonia pace e remissione dei peccati. Si sciolgano i cuori, scompaiano i rancori. Noi abbiamo qualcosa di più che le divisioni per le cose e le idee. I contrasti non devono dividerci. Noi siamo chiamati ad essere fratelli e riempire questo tempio nella santità.

La chiesa cammina al di la di noi, noi siamo un piccolissimo passaggio e dobbiamo cercare di fare meno danni possibili. E io spero di averne fatti pochi. 

In questo cammino si lasciano dei segni che restano nella storia dei presenti e nella memoria dei posteri. Sono le piccole orme di bontà che segnano la via della luce.

E’ importante la storia dei presenti e noi stiamo facendo la storia. Stiamo vivendo con particolare coinvolgimento questa storia contemporanea così esaltante.

Non sappiamo perché sia capitata a noi. E’ un privilegio celebrare il giubileo ma se vogliamo anche una responsabilità. Abbiamo fatto poco? Potevamo fare meglio e di più? Dovevamo fare qualcosa altro? Oppure abbiamo esagerato nella realizzazione di opere e iniziative?

Dubbi che forse verranno sciolti da altri o resteranno nel mistero.

E’ certo che si ha l’onere e l’onore della celebrazione. 

Questa comunità, presieduta da me, in grande armonia con i collaboratori, si è fatta carico di questo onere.

E’ importante anche la memoria da lasciare ai posteri perché non dimentichino l’amore di un popolo per la comunità e per il tempio di Dio, segno della sua presenza e riferimento territoriale per i molti.

Per questo motivo abbiamo voluto lasciare dei segni tangibili per il futuro.

La continuità del servizio. I tre Parroci defunti.

La Chiesa è la presenza dell’amore di un Dio che si manifesta nella storia di un popolo. 

Se esiste questa Chiesa della Sacra Famiglia è anche grazie a chi ci ha preceduto. 

Non si può far finta che prima non c’era niente e gli altri non hanno fatto nulla. Una grave tentazione e un difetto di alcuni sacerdoti. Non si fa verità storica ed ecclesiale.

Noi desideriamo ricordare e ringraziare chi ci ha preceduto.

Il vescovo Vincenzo Radicioni, innanzitutto, che volle creare la parrocchia e nel 1969, il 7 settembre, consacrare l’altare e la Chiesa. Era posta in mezzo alla campagna, e per arrivarci bisognava percorrere un stretta stradina; ma la sua lungimiranza ha messo il tempio di Dio come centro e riferimento di un popolo che poi si è sviluppato attorno ad esso. Qui ha celebrato i momenti salienti della sua storia. I Battesimi 1297, le prime comunioni, i matrimoni, così come i funerali 102 fino ad ora. Giorni belli e tristi.

Un ringraziamento speciale va ai parroci. Il parroco è un padre che raccoglie e ama i figli. Tutti i preti che sono stati qui hanno vissuto pienamente questo ruolo e servizio, amando questa parrocchia fino alla morte. Hanno saputo dare tutto, ognuno con il proprio stile, carattere e limiti che il popolo di Ragnola ha saputo sempre accogliere.

Don Mario De Angelis, primo parroco fino a al 1975, don Franco Iaconi secondo Parroco fino al 2000 e don Osvaldo Cataldi fino al 2011.

Per questo motivo in ogni giorno, di questa settimana, ho desiderato ricordare una di queste figure tanto amate da voi. Ognuno ha un ricordo nel cuore riferito ad uno di questi sacerdoti. La gratitudine sono certo fa sbiadire e cancellare anche le incomprensioni.

Piccole e grandi che siano, esse devono scomparire per lasciar posto ad un gratitudine immensa.

A volte le nostre divergenze o anche i torti subiti ci proiettano l’immagine altrui distorta e abbruttita. Non può essere cosi. Noi valiamo di più dei rancori o delle incomprensioni.

Don Osvaldo terzo parroco

Oggi ci sembrava importante sottolineare il servizio che don Osvaldo Cataldi ha svolto in questa chiesa. 

Coincide questo ricordo con l’ottavo anno della sua morte avvenuta il 31 agosto 2011.

Veniva da Montalto Marche anche se aveva già avuto esperienza a San Benedetto come viceparroco nella parrocchia San Pio X, per 16 lunghi anni, e attraverso il suo servizio pastorale come assistente dell’Azione Cattolica. In 11 anni, a Ragnola, ha lasciato un segno profondo.

Io avuto modo di conoscerlo bene, fin quando era assistente dell’ACR, negli anni ‘80 e organizzava i primi campi educatori al Foyer. Mi colpiva il suo stile solare e da prete moderno. Suonava la chitarra ed era aperto al mondo. Si stupiva delle piccole cose. Era contento di stare in questa parrocchia. Nessuno poteva immaginare una morte così improvvisa. Ha lasciato il segno nella comunità con la sua azione pastorale. Ma qui vorrei ricordare alcune opere materiali, quelle che un po’ restano: la sistemazione della cappellina, che poi l’anno scorso abbiamo restaurato ed abbellito. La realizzazione dell’altare maggiore e il rifacimento del presbiterio. L’inserimento sotto l’altare, avanti all’ambone e sul leggio delle formelle dell’artista Ubaldo Ferretti. Le 15 stazioni della via crucis dello stesso autore. La tinteggiatura della chiesa. L’inferriata in metallo, che divide il presbiterio dalla sacrestia. Ha avuto coraggio, soprattutto nell’abbassare il presbiterio e nel sostituire il primo altare, collocandolo sulla parete ovest.

Il suo cuore era anche a Sarajevo. Aveva ospitato a Montalto gli sfollati dalla guerra nella caotica  allora Jugoslavia. Una ospitalità che lo ha legato a quella realtà, continuando anche qui, quell’opera di solidarietà. Ogni anno si recava al di la dell’adriatico a portare aiuti di ogni tipo, a sostenere a distanza diversi bambini poveri. L’altro aspetto della sua vita è stata l’azione cattolica che ha amato ed ha voluto anche in questa comunità. Ha fondato l’ACR per i bambini, poi per i giovani e gli adulti.

Ringrazio Dio per questo parroco che ricordiamo nel cuore e nella mente chiedendogli di pregare per questo comunità che ha tanto amato fino al giorno della sua morte. La sera prima, nonostante la sofferenza fisica è stato fino a tardi con i giovani. Non riusciva più neanche a respirare. La notte l’embolia ha messo fine alla sua vita terrena.

Il presente

Navata centrale con i mosaici in marmo

Nel 2012 il vescovo Gestori chiama me a guidare la comunità di Ragnola.

Non descrivo quanto fatto in questi anni, sarà documentato nel libro del cinquantesimo che uscirà ad ottobre. Però vorrei sottolineare alcuni aspetti.

 

L’incontro con la mia storia. Anche io ho avuto in dono di celebrare e condividere questo giubileo con voi.

Voi avete accolto la mia storia ed oggi sono uno di voi. Vivo l’amore di un amato. Solo questa comunità ha la capacità di accogliere e sopportare.

Posso dire che chi si sente amato dona tutto se stesso. 

E io mi sento amato. 

La passione di un amante produce opere meravigliose. E questo giubileo ne è la prova.

Mi avete accolto come un padre e anche come un figlio.

Con voi ho vissuto la morte di mia madre. Mi avete accompagnato nella preghiera e mi siete stati vicini in un momento forte della mia esistenza.

Insieme abbiamo vissuto la gioia del mio cinquantesimo anno di vita e dei miei 25 anni di sacerdozio. Che bella festa. Quanti sorrisi e quanti regali e quanti abbracci.

Avete imparato a riconoscere i miei limiti ed accettarli perché mi volete bene e forse anche perché sapete quanto ve ne voglio. Grazie a questo amore reciproco che abbiamo potuto elaborare questa festa giubilare sviluppata in due anni.

Abbiamo iniziato nel 2017, il 22 ottobre, inaugurando i mosaici esterni e quelli interni.

Ci siamo incontrati tante volte per riflettere insieme e costruire qualcosa di utile e simbolico.

Avevamo bisogno di un segno importante che restasse per sempre.

Così pensammo a due grandi vetrate artistiche.

I lavori per abbellire la chiesa

Navata verso l’uscita

Avevamo bisogno di arieggiare la chiesa così abbiamo pensato di aprire due finestre sull’abside e una porta laterale ad ovest. Abbiamo studiato per un anno i colori e la luce affidando alla vetreria artistica Caron di Vicenza l’elaborazione dell’idea e la realizzazione. Un progetto innovativo: unico vetro artistico di tre metri di altezza senza interruzioni. Peso 150 chili. Apertura rotante per indirizzare l’aria. Il tema sviluppato in astrattismo contemporaneo con lo scopo di esaltare il figurativo del mosaico centrale. Il disegno rappresenta la creazione, la famiglia della natura che abbraccia e incornicia in un ideale arcobaleno la Sacra Famiglia, famiglia umana e divina. La luce primordiale che esplode in mille colori. Il vetro, soffiato a bocca di murano, si propone con una cornice di ambra interrotta da lastre oro. Questa raccoglie l’onice bianco, la materia oscura che sostiene l’universo, esso si sposta dal movimento verso l’alto delle plurali specie marine e terrestri rappresentate dai mille cori. Freddi da una parte e colori caldi dall’altra. Un progetto, unico, esclusivo e moderno.

Costoso si, ma per sempre per una chiesa che lo meritava.

Altri lavori

Nell’occasione abbiamo aperto una porta antipatico sul lato ovest.

Realizzazione  di 4 mosaici di marmo policromo che accolgono e accompagnano i fedeli verso l’altare, con i temi: della chiesa riunita, Maria rosa dei venti, eucaristico i pani e i pesci.

La cappella del crocifisso, o se vogliamo delle opere prime, in quanto abbiamo posto le prime opere della chiesa. Il crocifisso ligneo del 1964, scolpito a mano da un artista di Orizei, è stato collocato sopra alla prima pietra della chiesa, benedetta nel 1967, protetta dalla prima balaustra del 1970.

Diventi un luogo di preghiera e di meditazione sul sacrificio del Cristo in croce per noi.

La cappella della misericordia

Abbiamo voluto un luogo dove la preghiera al cuore di Gesù misericordioso ci spinga e ci prepari alla confessione, Abbiamo riutilizzato e sistemato  il confessionale che aveva voluto don Franco nel 2000 a quel tempo posto in fondo.

Cappellina della misericordia 

Le tre nicchie, con la statua di Maria, acquistata per l’occasione, di San Giuseppe presa nel 2018 e di Gesù misericordioso, esaltano ancor di più le splendide vetrate fatte nel 1973 da don Mario. Gesù confido in te. Ripetiamo tante volte.

Il battistero

Battistero con il fondo in vetro artistico

Il vetro artistico che copre lo spazio vuoto rappresenta la sorgente d’acqua viva che zampilla dall’acqua del battesimo spandendosi al modo intero trasformando così l’uomo in testimone del vangelo.

La tinteggiatura

Non poteva mancare la pittura integrale delle pareti scegliendo un colore giallo di fondo e la cornice di un verde per esaltare il giallo. Un colore caldo e fresco nello stesso tempo.

Conclusione

Le opere d’arte piacciono o meno secondo il gusto di ciascuno e ognuno ha il diritto di ritenere buono il proprio gusto. Anche se non tutti hanno buon gusto. Noi abbiamo lavorato tanto a questo progetto. Con amore. Siamo soddisfatti del servizio svolto.

Sappiamo che tutto passa e anche questi beni passeranno.

Nella comunità o c’e amore o non serve a nulla. Queste belle mura senza il tempio del Dio vivente e una comunità che vive non serve a niente. 

Voi rendete bella questa chiesa. Voi siete il volto più bello di questa chiesa. Voi splendete con la vostra generosità. Posso dire con certezza che siete perle rare e preziose.

Non posso che ringraziare con commozione tutti i collaboratori e volontari che in questi mesi si sono adoperati in tutti i modi per la riuscita di questo giubileo. Siete unici. Mi avete dato una grande testimonianza. Tutti. Ognuno ha partecipato come ha potuto. 

Ed ora è il momento della Festa. E’ la nostra festa, è la festa della Sacra Famiglia.

Che Dio vi benedica e benedica le vostre famiglie e benedica la comunità della Sacra Famiglia.

Don Francesco Ciabattoni

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